sabato 29 aprile 2017

Dall'infanzia all'adolescenza: l'accettazione








È facile sentirsi fieri e contenti dei propri figli quando tutto va per il meglio; cosa accade però quando subentrano dei problemi?

Immaginiamo che nel passaggio dalle scuole medie alle superiori gli ottimi risultati scolastici del proprio figlio vadano incontro ad un calo inaspettato, e il presunto “genio della matematica” è surclassato dai nuovi compagni di classe.
Oppure il ragazzo che si è sempre mostrato sereno e sicuro di sé improvvisamente comincia a sentirsi fragile o impacciato.
Il genitore può sentirsi disorientato di fronte a questi cambiamenti, o anche scoraggiato (“stava andando tutto bene! Che succede ora?”) oppure impotente perché non sa come aiutare e sostenere il proprio figlio.

Ciò che va ricordato in questi frangenti è che con ogni probabilità il disorientamento, lo scoraggiamento, l'impotenza che il genitore avverte verso il figlio, sono solo un riflesso sbiadito degli stessi sentimenti ma ancor più intensi che il figlio vive in prima persona.

Un figlio deluso da se stesso non ha certo bisogno di farsi carico anche della delusione del genitore.

Anzi, è proprio in queste situazioni che il ragazzo ha bisogno di sentire la presenza e il sostegno dei propri genitori, percependo chiaramente che l'amore nei suoi confronti non è commisurato a ciò che fa bene o male, ai suoi successi e alle sue conquiste; egli ha bisogno di sapere che i genitori lo amano e credono in lui e nelle sue potenzialità al di là dei suoi limiti, inevitabili, e dei suoi errori, dai quali, con il giusto atteggiamento, si può imparare per poi scoprirsi più forti di prima.
Sentendosi accettato e amato dai genitori, il figlio impara ad amarsi ed accettarsi.

Usando una metafora: è facile entusiasmarsi e fare il tifo per la propria squadra quando sta vincendo, il morale è invece più basso quando la squadra del cuore sta perdendo e non riesce a superare lo svantaggio.
Ma è proprio in quel frangente che la tifoseria deve far sentire più forte che mai la sua vicinanza e il suo calore, è in quei momenti che l'allenatore deve spronare i suoi giocatori a dare il meglio di loro stessi e a non scoraggiarsi.
E laddove la squadra gioca al massimo delle sue possibilità, anche una partita persa ma ben giocata è una partita che merita di essere acclamata e sostenuta fino alla fine.

Quindi, FATE IL TIFO PER I VOSTRI FIGLI, SEMPRE!! Soprattutto quando sono in difficoltà e ne hanno più bisogno.

martedì 4 aprile 2017

Dall'infanzia all'adolescenza: gratificare l'autonomia psicologica







Nei post precedenti si è parlato dell'importanza di creare una buona piattaforma comunicativa con i propri figli e della necessità di monitorarli, stabilendo le regole da rispettare e che fungano da cornice normativa.

All'interno di questa cornice, tuttavia, occorre evitare atteggiamenti eccessivamente autoritari e coercitivi che  rischiano di soffocare la libertà decisionale e la personalità dei figli.
Si crea il giusto equilibrio quando, seppur alla presenza di chiare e condivise regole di convivenza,  il genitore è in grado di sostenere e stimolare l'autonomia psicologica del figlio.

Gratificare l'autonomia significa accettare che i figli possano avere idee diverse dalle proprie, un loro modo di pensare e di essere, una loro progettualità che, per quanto lontani e diversi dai propri, vanno accolti e rispettati o quantomeno compresi e non immediatamente rigettati e denigrati.

Significa inoltre accogliere le loro scelte e permettere loro perfino di sbagliare: è meglio sbagliare a partire da se stessi, facendosi carico delle conseguenze dei propri errori, e potendo così imparare da essi, piuttosto che lasciarsi sempre guidare dagli altri, con il rischio di percepirsi incapaci a fare da soli e in modo autonomo e, comunque, deresponsabilizzandosi.

Occorre perciò sollecitarli a prendersi la responsabilità delle loro scelte e a gestire le conseguenze che ne derivano, così che possano imparare dalla loro esperienza, verificarne le conseguenze in prima persona e acquisire gli strumenti e le informazioni da usare in seguito per valutare di optare per scelte diverse.

Viceversa, avere un atteggiamento condiscendente e eccessivamente protettivo nei confronti dei figli, spianare loro la strada, o peggio ancora sostituirsi a loro nelle scelte che li riguardano, non li stimola a crescere, a fronteggiare le difficoltà che la vita inevitabilmente propone, a renderli forti e autonomi.

Ad esempio, a seguito di un brutto voto, piuttosto che assecondare le proteste del figlio sull'eccessiva intransigenza dell'insegnate, rafforzando il suo vissuto vittimistico e l'idea che la colpa è dell'altro, è molto più utile stimolarlo a riflettere sulle sue responsabilità (metodo di studio, tempo impiegato ecc.) e a individuare strategie alternative di gestione del problema.

Per concludere, è importante ricordarsi e ricordare ai figli che gli errori e i fallimenti sono potenzialmente degli importanti momenti di crescita e di apprendimento perché permettono di sperimentarsi nei propri limiti e nelle proprie mancanze e di imparare ad accettarsi e apprezzarsi nonostante questi.


L'accettazione dei propri limiti può e deve essere promossa dall'atteggiamento dei genitori, come vedremo nel prossimo post.