martedì 4 aprile 2017

Dall'infanzia all'adolescenza: gratificare l'autonomia psicologica







Nei post precedenti si è parlato dell'importanza di creare una buona piattaforma comunicativa con i propri figli e della necessità di monitorarli, stabilendo le regole da rispettare e che fungano da cornice normativa.

All'interno di questa cornice, tuttavia, occorre evitare atteggiamenti eccessivamente autoritari e coercitivi che  rischiano di soffocare la libertà decisionale e la personalità dei figli.
Si crea il giusto equilibrio quando, seppur alla presenza di chiare e condivise regole di convivenza,  il genitore è in grado di sostenere e stimolare l'autonomia psicologica del figlio.

Gratificare l'autonomia significa accettare che i figli possano avere idee diverse dalle proprie, un loro modo di pensare e di essere, una loro progettualità che, per quanto lontani e diversi dai propri, vanno accolti e rispettati o quantomeno compresi e non immediatamente rigettati e denigrati.

Significa inoltre accogliere le loro scelte e permettere loro perfino di sbagliare: è meglio sbagliare a partire da se stessi, facendosi carico delle conseguenze dei propri errori, e potendo così imparare da essi, piuttosto che lasciarsi sempre guidare dagli altri, con il rischio di percepirsi incapaci a fare da soli e in modo autonomo e, comunque, deresponsabilizzandosi.

Occorre perciò sollecitarli a prendersi la responsabilità delle loro scelte e a gestire le conseguenze che ne derivano, così che possano imparare dalla loro esperienza, verificarne le conseguenze in prima persona e acquisire gli strumenti e le informazioni da usare in seguito per valutare di optare per scelte diverse.

Viceversa, avere un atteggiamento condiscendente e eccessivamente protettivo nei confronti dei figli, spianare loro la strada, o peggio ancora sostituirsi a loro nelle scelte che li riguardano, non li stimola a crescere, a fronteggiare le difficoltà che la vita inevitabilmente propone, a renderli forti e autonomi.

Ad esempio, a seguito di un brutto voto, piuttosto che assecondare le proteste del figlio sull'eccessiva intransigenza dell'insegnate, rafforzando il suo vissuto vittimistico e l'idea che la colpa è dell'altro, è molto più utile stimolarlo a riflettere sulle sue responsabilità (metodo di studio, tempo impiegato ecc.) e a individuare strategie alternative di gestione del problema.

Per concludere, è importante ricordarsi e ricordare ai figli che gli errori e i fallimenti sono potenzialmente degli importanti momenti di crescita e di apprendimento perché permettono di sperimentarsi nei propri limiti e nelle proprie mancanze e di imparare ad accettarsi e apprezzarsi nonostante questi.


L'accettazione dei propri limiti può e deve essere promossa dall'atteggiamento dei genitori, come vedremo nel prossimo post.


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