Nei post precedenti si è parlato dell'importanza di creare una buona piattaforma comunicativa con i propri figli e della necessità di monitorarli, stabilendo le regole da rispettare e che fungano da cornice normativa.
All'interno di questa cornice, tuttavia, occorre evitare atteggiamenti eccessivamente autoritari e coercitivi che rischiano di soffocare la libertà decisionale e la personalità dei figli.
Si crea il giusto equilibrio quando, seppur alla presenza di chiare e condivise regole di convivenza, il genitore è in grado di sostenere e stimolare l'autonomia psicologica del figlio.
Gratificare l'autonomia significa accettare che i figli possano avere idee diverse dalle proprie, un loro modo di pensare e di essere, una loro progettualità che, per quanto lontani e diversi dai propri, vanno accolti e rispettati o quantomeno compresi e non immediatamente rigettati e denigrati.
Significa
inoltre accogliere le loro scelte e permettere loro perfino di
sbagliare: è meglio sbagliare a partire da se stessi, facendosi
carico delle conseguenze dei propri errori, e potendo così imparare
da essi, piuttosto che lasciarsi sempre guidare dagli altri, con il
rischio di percepirsi incapaci a fare da soli e in modo autonomo e,
comunque, deresponsabilizzandosi.
Occorre
perciò sollecitarli a prendersi la responsabilità delle loro scelte
e a gestire le conseguenze che ne derivano, così che possano
imparare dalla loro esperienza, verificarne le conseguenze in prima
persona e acquisire gli strumenti e le informazioni da usare in
seguito per valutare di optare per scelte diverse.
Viceversa,
avere un atteggiamento condiscendente e eccessivamente protettivo nei
confronti dei figli, spianare loro la strada, o peggio ancora
sostituirsi a loro nelle scelte che li riguardano, non li stimola a
crescere, a fronteggiare le difficoltà che la vita inevitabilmente
propone, a renderli forti e autonomi.
Ad
esempio, a seguito di un brutto voto, piuttosto che assecondare le
proteste del figlio sull'eccessiva intransigenza dell'insegnate, rafforzando il suo vissuto vittimistico e l'idea che
la colpa è dell'altro, è molto più utile stimolarlo a
riflettere sulle sue responsabilità (metodo di studio, tempo
impiegato ecc.) e a individuare strategie alternative di gestione del
problema.
Per concludere, è
importante ricordarsi e ricordare ai figli che gli errori e i
fallimenti sono potenzialmente degli importanti momenti di crescita e
di apprendimento perché permettono di sperimentarsi nei propri limiti e nelle proprie mancanze e di imparare ad accettarsi e
apprezzarsi nonostante questi.
L'accettazione dei propri
limiti può e deve essere promossa
dall'atteggiamento dei genitori, come vedremo nel prossimo post.
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