lunedì 27 febbraio 2017

Dall'infanzia all'adolescenza: La supervisione e il monitoraggio




Nel post precedente si è parlato di ascolto attivo (http://raparis.blogspot.com/2017/02/sos-adolescenza-1-lascolto-attivo.html), qui sarà trattato il tema della supervisione dei figli.

Diversi studi scientifici hanno individuato due tipi di famiglie non funzionali e diametralmente opposte: quelle eccessivamente indulgenti e, sull'altro versante, quelle troppo autoritarie.

La famiglia con caratteristiche di eccessiva indulgenza, caratterizzata dalla presenza di poche regole e limitazioni, rischia di promuovere nel figlio un'autostima eccessiva accompagnata da senso di onnipotenza (“tutto posso, tutto mi è dovuto”).
A farne le spese sarà il figlio stesso che, poco allenato alla sperimentazione dei propri limiti in ambito familiare, potrà avvertire di non possedere gli strumenti adatti alla loro gestione quando questi si presenteranno in altri contesti (scuola, sport, amicizie), con possibile conseguente crollo dell'immagine grandiosa di se stesso e vissuti di scarsa autostima. Ho trattato questo argomento in chiave umoristica con una filastrocca:  http://raparisamantha.blogspot.com/2017/03/un-cucciolo-viziato.html

Viceversa, la famiglia eccessivamente autoritaria, che non dà spazio all'autonomia, libertà e creatività del figlio, può stimolare nel bambino un adeguamento formale alle norme dettate dal mondo adulto ma una povera concezione di sé e, anche in questo caso, può innescarsi un problema di scarsa autostima.

L'ideale, relativamente alle regole familiari e all'ambito di libertà dei figli, è muoversi in uno spazio intermedio tra i due estremi sopra descritti, creando un equilibrio tra queste due aree.

Occorre essere genuinamente interessati ai propri figli e non trascurarli, seguirli e monitorarli nelle loro attività. È importante tenersi informati sul loro iter scolastico, non mancando appuntamenti importanti come i colloqui con gli insegnanti, essere partecipi alle loro attività extra-scolastiche ma anche, soprattutto quando saranno più grandi, creare occasioni e possibilità per conoscere i loro amici e le loro frequentazioni.

È essenziale inoltre che siano presenti in famiglia delle chiare regole di comportamento (ad esempio: rispettare gli orari di rientro a casa, avvertire in caso di ritardo, indicare quali luoghi si frequentano ecc.; per i più piccoli: stabilire l'orario in cui iniziare i compiti, assegnare delle mansioni da svolgere -come apparecchiare la tavola, riordinare la propria stanza- ecc.) ed è compito del genitore monitorare ed assicurarsi che tali regole siano rispettate, oltre a prendere provvedimenti nel caso vengano trasgredite.

Tutto ciò, oltre a far sentire ai figli un reale interessamento nei loro confronti, permette ai genitori di avere il polso della situazione.

Da notare però che supervisionare significa guardare da sopra, controllare dall'alto, mantenendo quella distanza che permette di non sostituirsi ai figli nella risoluzione dei loro problemi: va piuttosto incentivata l'autonomia, anche nei bambini più piccoli. Di questo si parlerà nel post successivo.

lunedì 13 febbraio 2017

Meditare... cucinando!








Molte persone immaginano che la meditazione sia una pratica che implica lo stare fermi e, per quelli che tendono ad andare sempre di fretta correndo da un impegno all'altro, l'idea di fermarsi, respirare e rilassarsi può essere inconcepibile.

In realtà la meditazione è fondamentalmente l'esercizio a stare nel qui-e-ora focalizzando l'attenzione sul momento presente piuttosto che permettere alla mente di spostarsi sul passato o sul futuro.  Perciò, si può scegliere di meditare stando seduti e concentrando l'attenzione sul respiro, ma è anche possibile meditare camminando oppure mentre si cucina.

Solitamente, quando siamo affaccendati ai fornelli ci muoviamo in automatico e senza prestare attenzione ai nostri gesti: cuciniamo e intanto pensiamo all'elenco delle cose da fare nel pomeriggio, oppure ricordiamo l'episodio accaduto ieri o anni fa.
Così facendo, non siamo presenti a noi stessi, i gesti si susseguono inconsapevolmente e la mente vaga seguendo un flusso di pensieri ininterrotto che ci porta lontano da noi stessi.

Provate invece a prestare attenzione ad ogni gesto: mentre ad esempio preparate l'insalata, osservate come lavate, tagliate e condite le verdure.
Allontanate i pensieri e le preoccupazioni, osservate e basta, senza giudizi e commenti, fate tutto con il massimo amore e con presenza mentale.

Non occorre muoversi lentamente, ma con la pratica e l'esercizio noterete che i vostri gesti assumeranno una sempre maggiore fluidità, la spinta a fare in modo concitato e frenetico verrà gradualmente meno, e pur lavorando con calma e senza affanno il tempo sembrerà scorrere più lentamente.

All'inizio non sarà semplice, perché la mente cercherà di ostacolarvi spingendovi a vivere proiettati nel passato o nel futuro, ma non scoraggiatevi e insistete: con l'esercizio imparerete a controllare la mente e a radicarvi nel presente.

I risultati?
Cucinare diventerà una pratica piacevole e un momento per stare con voi stessi.
Imparerete a controllare la mente e potrete pian piano estendere la pratica della consapevolezza ad altri momenti della giornata.
Infine, le vostre pietanze saranno ottime perché preparate con amore e presenza!

Dall'infanzia all'adolescenza: l'ascolto attivo




L'adolescenza è per antonomasia un'età critica poiché subentrano tanti cambiamenti, spesso in modo repentino, che possono stravolgere l'esistenza del ragazzo e mettere alla prova i genitori, alle prese con un figlio a tratti percepito come irriconoscibile.

In questo e nei post successivi vengono discusse alcune buone prassi che i genitori possono adottare per gestire al meglio il loro rapporto con i figli fin dalla prima infanzia, così da creare una solida base relazionale capace di sostenere e contenere gli "scossoni" adolescenziali.

Quali sono le caratteristiche di una famiglia sufficientemente buona?

Gli studi evidenziano alcuni aspetti significativi:
  • la supervisione con monitoraggio costante da parte dei genitori
  • la gratificazione dell'autonomia psicologica dei figli
  • la capacità di farli sentire accettati.

A questi va aggiunto un quarto elemento, importante in ogni tipo di rapporto ma essenziale nella relazione con i figli adolescenti, spesso caratterizzata da importanti difficoltà di comunicazione: l'ascolto attivo.

Anni fa, durante un intervento proposto in una scuola media, i ragazzi hanno raccontato che preferiscono confrontarsi con i coetanei perché “mamma e papà non mi fanno parlare”.
Ciò che è stato descritto è che, quando provano a raccontarsi ai genitori, questi tendono a interromperli, problematizzare ciò che dicono e infine fornire una serie di consigli non richiesti e che, pur essendo presentati come suggerimenti, suonano decisamente come “linee” da seguire per forza... meglio perciò parlare con gli amici da cui si sentono capiti e ascoltati.

Cos'è invece l'ascolto attivo?

La capacità di ascoltare attivamente consiste nel sapersi decentrare, sospendendo almeno momentaneamente ogni riferimento a se stessi e alle proprie esperienze di vita, così da potersi mettere nei panni dell'altro, sforzandosi di cogliere la sua personale esperienza e le sue personali reazioni, evitando ogni forma di critica e di giudizio.

Occorre quindi calarsi nel racconto dei figli, ascoltare con attenzione il loro punto di vista, i loro vissuti, le loro reazioni, le loro eventuali ipotesi di risoluzione, mostrando reale e genuino interesse per la loro esperienza e per le loro piccole o grandi difficoltà, a prescindere dalla loro età.

In questo modo il ragazzo, così come il bambino, può sentirsi accolto e ascoltato, può cogliere l'amorevole interesse dei suoi genitori e, in assenza di critiche e giudizi negativi, può sentirti rispettato nei suoi vissuti.

Stabilita questa piattaforma comunicativa, fatta di rispetto e di reale interessamento, si crea nel figlio uno spazio disponibile al confronto con i punti di vista del genitore che, pur essendo magari diversi dai suoi, possono essere ascoltati ed accolti come utili suggerimenti da seguire o come  informazioni ulteriori che vanno ad arricchire la sua lettura della situazione.

Un bambino che ha la possibilità di crescere in un contesto familiare in cui avverte che le sue opinioni sono degne di ascolto e di considerazione, matura la capacità di rispettarsi e di fidarsi di sé, e sente al contempo che può accogliere e fidarsi dell'opinione del genitore, da cui non si sente sopraffatto.
Una volta adolescente, sarà più semplice per lui gestire il confronto con i genitori, aprirsi alle loro idee, e i loro consigli potranno eventualmente essere accolti e presi in considerazione piuttosto che essere avvertiti in automatico come critiche, giudizi o imposizioni e quindi, con ogni probabilità, rigettati e rispediti al mittente.