lunedì 13 febbraio 2017

Dall'infanzia all'adolescenza: l'ascolto attivo




L'adolescenza è per antonomasia un'età critica poiché subentrano tanti cambiamenti, spesso in modo repentino, che possono stravolgere l'esistenza del ragazzo e mettere alla prova i genitori, alle prese con un figlio a tratti percepito come irriconoscibile.

In questo e nei post successivi vengono discusse alcune buone prassi che i genitori possono adottare per gestire al meglio il loro rapporto con i figli fin dalla prima infanzia, così da creare una solida base relazionale capace di sostenere e contenere gli "scossoni" adolescenziali.

Quali sono le caratteristiche di una famiglia sufficientemente buona?

Gli studi evidenziano alcuni aspetti significativi:
  • la supervisione con monitoraggio costante da parte dei genitori
  • la gratificazione dell'autonomia psicologica dei figli
  • la capacità di farli sentire accettati.

A questi va aggiunto un quarto elemento, importante in ogni tipo di rapporto ma essenziale nella relazione con i figli adolescenti, spesso caratterizzata da importanti difficoltà di comunicazione: l'ascolto attivo.

Anni fa, durante un intervento proposto in una scuola media, i ragazzi hanno raccontato che preferiscono confrontarsi con i coetanei perché “mamma e papà non mi fanno parlare”.
Ciò che è stato descritto è che, quando provano a raccontarsi ai genitori, questi tendono a interromperli, problematizzare ciò che dicono e infine fornire una serie di consigli non richiesti e che, pur essendo presentati come suggerimenti, suonano decisamente come “linee” da seguire per forza... meglio perciò parlare con gli amici da cui si sentono capiti e ascoltati.

Cos'è invece l'ascolto attivo?

La capacità di ascoltare attivamente consiste nel sapersi decentrare, sospendendo almeno momentaneamente ogni riferimento a se stessi e alle proprie esperienze di vita, così da potersi mettere nei panni dell'altro, sforzandosi di cogliere la sua personale esperienza e le sue personali reazioni, evitando ogni forma di critica e di giudizio.

Occorre quindi calarsi nel racconto dei figli, ascoltare con attenzione il loro punto di vista, i loro vissuti, le loro reazioni, le loro eventuali ipotesi di risoluzione, mostrando reale e genuino interesse per la loro esperienza e per le loro piccole o grandi difficoltà, a prescindere dalla loro età.

In questo modo il ragazzo, così come il bambino, può sentirsi accolto e ascoltato, può cogliere l'amorevole interesse dei suoi genitori e, in assenza di critiche e giudizi negativi, può sentirti rispettato nei suoi vissuti.

Stabilita questa piattaforma comunicativa, fatta di rispetto e di reale interessamento, si crea nel figlio uno spazio disponibile al confronto con i punti di vista del genitore che, pur essendo magari diversi dai suoi, possono essere ascoltati ed accolti come utili suggerimenti da seguire o come  informazioni ulteriori che vanno ad arricchire la sua lettura della situazione.

Un bambino che ha la possibilità di crescere in un contesto familiare in cui avverte che le sue opinioni sono degne di ascolto e di considerazione, matura la capacità di rispettarsi e di fidarsi di sé, e sente al contempo che può accogliere e fidarsi dell'opinione del genitore, da cui non si sente sopraffatto.
Una volta adolescente, sarà più semplice per lui gestire il confronto con i genitori, aprirsi alle loro idee, e i loro consigli potranno eventualmente essere accolti e presi in considerazione piuttosto che essere avvertiti in automatico come critiche, giudizi o imposizioni e quindi, con ogni probabilità, rigettati e rispediti al mittente.

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